Pranzo di Natale marchigiano (e più nello specifico maceratese): se pensate che sia un innocuo momento per ritrovare i parenti, gustare le nostre care specialità locali e giocare a carte, significa che non ne avete mai organizzato uno!
Avete presente quella battuta di Blade Runner “Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare…”? Ebbene, ogni volta che la sento pronunciare, sono sicura che Rutger Hauer/ Roy Batty si riferisse proprio alla preparazione del pranzo di Natale! Provate a immaginare: in genere ci sono tre generazioni di donne (nonne, madri e figlie) spesso provenienti da famiglie diverse, ognuna con la sua idea di Pranzo di Natale ben chiara in testa, e ovviamente completamente diversa da quella delle altre.
Perché se per alcune non è Natale senza un pranzo di sei portate e un tentativo di eliminazione (ma con amore) dei familiari a colpi di panettone, c’è chi vorrebbe invec un Natale con meno carne, magari vegano (sacrilegio!) oppure pretende di non passare 72 ore davanti ai fornelli. Ma se dopo settimane di discussione decidete di accontentare le vostre ave, piegando il capo davanti a nonne, madri e suocere, ecco il classico menu che vi troverete a preparare…
Antipasto all’italiana con bruschette: in pratica un pranzo nel pranzo. Diciamocelo: c’è qualcosa di più gustoso di un buon piatto di salumi genuini, di quelli profumati e deliziosi come se ne vendono solo nelle migliori gastronomie, come prosciutto, lonza e ovviamente un ciasculo doc accompagnati dalle bruschette cotte sulla brace del fuoco? Il tocco perfetto è un filo del nostro Peperì, a profumare e rendere indimenticabile questo matrimonio. Aggiungiamo poi ottimi formaggi stagionati, qualche oliva brinata fatta in casa e la magia è fatta!
Primo piatto: e via di cappelletti! Fatti religiosamente in casa, con le vostre sante manine, nei giorni precedenti il Natale, hanno un cuore di carne scelta, salumi, formaggio e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente ogni famiglia ha la ricetta perfetta, se ne vanta, ma non ve la direbbe nemmeno sotto tortura! I cappelletti vanno cotti in un brodo di carne, di quelli talmente ricchi da stare in piedi da solo, e serviti in tavola con una spolverata di formaggio e un giro di olio extravergine di oliva, per esempio il Fiordolio, che rispetta il sapore delicato del piatto.
Altro primo piatto: i vincisgrassi…potevano forse mancare? Strati su strati di pasta tirata a mano con il mattarello, un sugo così profumato, condito con il nostro Cuore Verde, da risvegliare pure il trisavolo morto nel 1912 e una consistenza in bocca che fa pensare al Paradiso. Calcolo delle quantità: ½ teglia a testa…tanto se avanzano sono buoni lo stesso!
Secondo e contorno: i secondi piatti di Natale del maceratese sarebbero l’incubo di ogni vegano. Non c’è animale che si salvi: dall’oca al cappone, dal maiale all’agnello, cotti al forno e alla brace con alloro, rosmarino, e un buona spruzzata di olio, saranno il colpo di grazia della giornata. Per i più impavidi è pronto un contorno di verdure fritte pastellate, mentre chi tiene alla linea (!) può optare per una bella insalata verde…nel mezzo i classici “gobbi in umido”.
Al dolce ci arrendiamo: i sopravvissuti assaggeranno il frustengo, i cavallucci, la serpe…a questo punto ovviamente le scettiche, quelle che si sono fatte tirare per i capelli a preparare cotanto ben di Dio, nonostante l’ovazione e gli applausi, giureranno che mai più faranno una faticata del genere…almeno fino al prossimo Natale!