Il 5 giugno di ogni anno, dal lontano 1972, tutto il mondo festeggia la Giornata mondiale dell’Ambiente (Earth Day), istituita dall’Onu. O almeno dovrebbe: ma come per tutte le cose che hanno un giorno speciale a loro dedicato, abbiamo il sospetto che difficilmente riescano a catturare l’attenzione delle persone nel resto del tempo. Eppure la situazione della Terra, più che elogi, che rischiano di suonare come elegie funebri, ha un bisogno disperato di azioni concrete.
Ne ha parlato l’Onu all’Expo, con un occhio al tema dei cambiamenti climatici e alla prossima conferenza di Parigi Cop21, allo spreco di cibo e alla tutela dell’ambiente: e forse è il caso che iniziamo a parlarne anche noi, a chiederci cosa possiamo fare. Accanto alle grande fabbriche che inquinano il territorio infatti, sono anche tanti piccoli atteggiamenti sbagliati che portano i consumatori a farsi complici dei comportamenti sbagliati nei confronti della Terra.
Da alcuni anni abbiamo ad esempio iniziato ad abituarci ad avere a disposizione tutto l’anno qualsiasi tipo di frutta e verdura. Si fanno torte alle fragole a gennaio e si mangiano i broccoli in insalata ad agosto. Nei grandi supermercati e centri commerciali è la norma: e molti di noi si sono del resto disabituati ad affrontare il concetto di stagionalità, che invece era alla base della vita dei nostri nonni.
Tutto questo è senza conseguenze? In realtà no. Infatti quando mangiate le fragole che vengono da un’altra nazione, e magari non hanno nemmeno lontanamente il sapore della fragola, provate a pensare al carburante necessario a trasportarle, alla plastica necessaria a confezionarle, ai rifiuti che state per produrre. E infine tentate di immaginare se quella frutta ha dato al vostro organismo le stesse proprietà di una fragola di maggio.
Il Pianeta paga a duro prezzo le nostre primizie. Non sarebbe così se decidessimo di guardarci intorno e di optare per i cosiddetti prodotti a chilometri zero. Non solo aiuteremmo un’ economia molto vicina a noi, con ricadute positive sul territorio, ma rispetteremmo la natura. In questo modo la distanza tra produttore e consumatore, per prodotti come olio e vino, farine, frutta, verdura e carne, potrebbe diventare davvero zero. Avreste modo di vedere da dove viene ciò che vi mettete nel piatto: e la Terra non potrebbe che ringraziarvi.
E’ a questa filosofia che ci ispiriamo, qui al Frantoio Torresi: perché la Terra va rispettata sempre, e non solo il 5 giugno. Vale davvero la pena di cancellare il futuro dei nostri figli, per mangiare quella fragola insapore a dicembre? Crediamo proprio di no!